domenica 30 novembre 2008

Non Prevarranno!



Esattamente 70 anni fa veniva vigliaccamente assassinato Corneliu Zelea Codreanu, fondatore del movimento rivoluzionario romeno della Guardia di Ferro.
Dopo averlo incarcerato il re Carol II lo fece uccidere inscenando un tentativo di fuga dal carcere.
Il suo movimento - organizzato in cellule dette Cuib, con sede centrale alla celeberrima Casa Verde - si contraddistingueva per la forte ispirazione cattolica, il tradizionalismo, l'aspra lotta alla corruzione parlamentare e la vicinanza alle esigenze dei ceti più deboli, tra i quali godeva di un ampio consenso.
Proprio per questo i suoi militanti, costantemente perseguitati, stavano diventando una forza troppo ingombrante per il governo conservatore che si liberò barbaramente del Capitano.
Questo soprannome derivava dal suo innato carisma, che folgorò personaggi quali E. Cioran, M. Eliade, J. Evola ed intere generazioni di "postfascisti", oltre a (udite! udite!) Indro Montanelli, inviato in Romania nel 1940 per il Corriere della Sera.

L'opera e gli insegnamenti di Codreanu sono mirabilmente riassunti nelle "leggi fondamentali del cuib", da lui elaborate e diffuse:

1) La legge della disciplina: sii legionario disciplinato, ché solo in questo modo sarai vittorioso. Segui il tuo capo nella buona e nella cattiva fortuna.
2) La legge del lavoro: lavora. Lavora ogni giorno. Lavora con amore. Ricompensa del lavoro ti sia non il guadagno, ma la soddisfazione di aver posto un mattone per la gloria della Legione e per il fiorire della Romania.
3) La legge del silenzio: parla poco. Parla quando è necessario. Di' quanto è necessario. La tua oratoria è l'oratoria dell'azione. Tu opera; lascia che siano gli altri a parlare.
4) La legge dell'educazione: devi diventare un altro. Un eroe. La tua scuola, fattela tutta nel cuib. Conosci bene la Legione.
5) La legge dell'aiuto reciproco: aiuta il tuo fratello a cui è capitata una disgrazia. Non abbandonarlo.
6) La legge dell'onore: cammina soltanto per le vie indicate dall'onore. Lotta, e non essere mai vile. Lascia agli altri le vie dell'infamia. Piuttosto di vincere per mezzo di un'infamia, meglio cadere lottando sulla strada dell'onore.




La Nave Verde


La nave è battuta qua e là dalle onde,
la furia del mare ne investe le sponde
e il flutto si innalza uguale a un titano...
Capitano! Capitano! Capitano!

Sembra soverchiata, sott'acqua si perde,

ma è solo un istante... quella nave verde
è morsa con rabbia dal grande uragano...
Capitano! Capitano! Capitano!


Ma mentre imperversa il diluvio furente,
un suono di tromba per l'aria si sente:
sul mare infinito, sul vasto acqueo piano

s'odono i comandi tuoi, o Capitano!

Ed ecco ad un tratto superba e sicura

si drizza la nave... la nebbia non cura,
non cura gli assalti del marin titano:
questa è la tua nave verde, o Capitano!

Impazza feroce sul mar la rovina,
sempre più vicina, sempre più vicina...
Ma l'animo è forte e il furore è vano
Capitano! Capitano! Capitano!

Pronti ad affrontare in piedi la morte
su un mar che ci investe ogni istante più forte,
vinciamo ogni gorgo, i marosi infrangiamo
col pensiero fisso in te, o Capitano!

La nostra canzone è il combattimento:

un dì nasceranno campi di frumento

dalla cieca selce, dal cumulo vano
dei massi e del nostro sangue, o Capitano!


Se la morte stessa balzasse sul ponte,
fulminei noi le straremmo di fronte,
in mezzo alla furia del grande uragano...

Capitano! Capitano! Capitano!

(Aron Cotruş, traduzione di Claudio Mutti)

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